Venezia è una città obiettivamente faticosa per i pedoni: infiniti saliscendi, pavimenti antichissimi e per questo sconnessi, impossibilità di muoversi con il mezzo privato, e un sistema del trasporto pubblico costretto a sfruttare i canali più larghi e navigabili, lasciando scoperte tante aree interessanti della laguna.

Eppure in questi limiti c’è del potenziale incredibile: proprio lì dove si fa fatica ad arrivare è la Venezia più autentica e tutta da scoprire, e in questo articolo di approfondimento vogliamo parlarvi di alcuni percorsi da fare in città per tornare a casa arricchiti e sentendovi dei veri esploratori.

La Venezia degli squeri

In città, particolarmente nella zona di Dorsoduro, è ancora oggi possibile vedere e fotografare quelli che sono dei cantieri per la costruzione di barche e – soprattutto – gondole. Sono gli squeri.

Si dirà: ma Dorsoduro è la zona più turistica di Venezia! Eppure basta camminare lontano dai flussi turistici più imponenti per trovare questi angoli nascosti dove si lavora agli scafi ancora come una volta, e che nonostante l’avanzare delle tecnologie continuano a esistere indisturbati fra palazzi antichi e hotel di lusso.

Lo squero più famoso è il Tramontin, in Sestiere Dorsoduro 1542, ma per chi fosse appassionato di artigianato sui generis ce ne sono diversi anche nelle isole minori della laguna.

Il Ghetto ebraico da riscoprire

Chi arriva a Venezia in treno tende a saltare la visita al sestiere Cannaregio, attirato com’è da zone più centrali della città e dai suoi indimenticabili monumenti.

È un errore clamoroso, perché nonostante la vicinanza alla stazione ferroviaria, Cannaregio è un’area ancora piuttosto autentica, che cela scorci di inaspettata bellezza ed è la casa del primo ghetto al mondo – o almeno così dicono i veneziani!

Costruito nel 1516, il ghetto ospita cinque sinagoghe e una scuola ebraica ed è stato abitato continuativamente per oltre cinque secoli, fino alla promulgazione delle leggi razziali del 1938: dei deportati nei campi di concentramento solo 8 persone fecero ritorno, e oggi l’area è abitata da 500 membri della comunità. Ci si perde volentieri in questo dedalo di calli, dove la storia è davvero a ogni passo: qui si possono cercare le tracce dell’antica storia del ghetto, come i cardini dei cancelli che un tempo impedivano agli abitanti di allontanarsi.